Alba a sudest |
Di sicuro è merito del mestiere che ho fatto per tutta la vita: la levatrice, o mammana, come mi chiamano qui in paese.
Ho aiutato molti bambini a nascere, ma qualche volta non ce l'ho fatta, nonostante chiedessi l'aiuto del Signore con mille preghiere. Nonostante i miei fallimenti, le famiglie di Sternatia mi hanno sempre portato moltissimo rispetto e riconoscenza.
Ogni gravidanza di una donna del paese è stata una benedizione anche per me e la mia famiglia, perchè ogni volta la mia casa è stata riempita di doni: galline, conigli, pane, olio, verdura. Le cose più buone che la gente aveva, me le ha date. Non abbiamo mai sofferto la fame.
Poi Dio, grazie anche all'aiuto di queste persone, ha voluto concedermi una vita lunga, così ho avuto la benedizione di veder nascere anche i miei nipoti e pronipoti, vederli crescere (anche se qualcuno ci ha lasciati in giovane età) e non far mancare nulla neanche a loro.
Certo, la vita della levatrice non è facile. Bisogna essere sempre pronte, perchè il bambino può nascere da un momento all'altro: non gli importa che sia giorno o che sia notte, o che tu sia stanca o riposata. Devi esserci.
E poi devi curare i neonati giorno dopo giorno, fino ad essere sicura che non abbiano più alcun pericolo di vita. Accade spesso, infatti, in questi tempi, che i nostri figli ci lascino e volino via come angeli.
Quando si percepisce che le cose non vanno come dovrebbero, è la levatrice che deve battezzare i piccoli. E' un compito molto importante, questo. Ecco perchè una volta è venuto il vescovo in persona, monsignor Morelli, ad interrogarci. Si voleva anche assicurare che facessimo bene il nostro lavoro.
Spesso infatti, dove c'è in gioco la vita, si mescolano fede, superstizione e ragione.
Ma io, a dire il vero, non ho mai capito dove finisce l'una e comincia l'altra.
La vita è un mistero e certo non sarò io che lo svelerò.
Angela (1742 - 1834)
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