sabato 4 agosto 2012

Sguardo n.1: da lontano

E' vero o no - suggerisce Gibran - che la montagna ispira più reverenza e appare più chiara al viandante della valle che non all'abitante delle sue pendici?
Qualunque cosa, per esser capita, impone un certo distacco.
Ed è da lontano che ho compreso il mio legame con la campagna salentina.
Non quando respiravo cemento, ho sentito il  bisogno del profumo di fiori;

non quando lo sguardo si fermava davanti a un palazzo, ho sentito il bisogno di ampi orizzonti;
ma è stato quando potevo respirare a pieni polmoni l'aria fresca di montagna, che ho provato amore verso l'aria carica di acqua;
è stato quando mi lasciavo trasportare dallo scroscio d'acqua di un torrente, che ho provato amore per il silenzo assordante della terra;
è stato quando potevo addormentarmi sull'erba fresca, che ho provato amore per l'erba bruciata dal sole.
Così decido di scrivere il primo post da lontano. Lontano dal Salento.
E' da qui, da un punto qualsiasi del mondo, che guardo le mie radici.
E' da qui che comincio a rispondere al comando ricevuto da una pietra, all'ordine imposto dalla terra, alla preghiera implorata dai fiori e dall'erba secca minacciata dal vento dell'ovest.

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