mercoledì 22 agosto 2012

Acqua ritrovata

Paesaggio di pietre. Paesaggio spietrato.
Pietra diventata muretto a secco. Pietra diventata specchia. Pietra diventata amica.
Il Salento conserva, nelle sue architetture rurali, le tracce della sua alleanza con la siccità.
E' bello vedere come i miei antenati siano riusciti ad irrigare i campi grazie alle pietre, proprio quell'elemento che, a prima vista, sembrerebbe costituire solo o soprattutto un ostacolo alla vita; vedere come sia possibile mutare a proprio favore le condizioni di svantaggio.

cumuli di pietre nella campagna salentina
Oltre a proteggere le fragili colture al vento e dal caldo, i muretti a secco hanno permesso di condensare l'umidità della notte (e anche quella asfissiante dello Scirocco) in benefiche gocce d'acqua e di filtrare l'acqua piovana, limitandone la dispersione nel terreno, a godimento della flora e della fauna che, lì intorno, vive rigogliosa anche in estate. 

More, asparagi, origano, asfodeli, fichi d'india, fichi, capperi, crescono tranquillamente ai piedi delle pietre.
Lucertole, serpenti e rane abitano nelle loro cavità e si riparano dai predatori.
In Salento, grazie al lavoro instancabile del "popolo di formiche" (come è definito dallo scrittore pugliese Tommaso Fiore), la Vita è favorevole e provvede in armonia al sostentamento dei suoi Figli.  

Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 
(Matteo 6,29)



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