venerdì 12 giugno 2015

Papagna style


Chi è salentino ha usato o ha sentito l'espressione "Me cala la papagna".
Vuol dire che ci si sente addormentati, con i riflessi rallentati. Ma da dove deriva questo modo di dire?
Semplicemente dagli effetti della papagna, ossia la pianta del Papaver Somniferum.
Oggi è molto difficile trovare questo fiore, ma fino a qualche decennio fa era molto diffuso nel nostro Salento ed era frequentemente usato dalle famiglie contadine.
Ho già parlato in un vecchio post  della ricetta per preparare un ottimo infuso contro la tosse e i malanni invernali. Erano diffusi anche altri usi: ad esempio, si usava per combattere l'insonnia e, soprattutto, per far calmare i bambini troppo vivaci.
In questi casi bastavano poche gocce per preparare il "pupillo" o "pupeddha", un ciuccio d'altri tempi fatto di mollica di pane, acqua e zucchero avvolti in un fazzoletto. E il bambino, succhiandolo, dormiva beatamente, lasciando liberi i genitori e gli altri adulti di lavorare in campagna o di occuparsi delle faccende domestiche.
L'infuso era usato anche per combattere il mal di testa e i dolori mestruali. Insomma, per fare un paragone, se la camomilla era la "moment" dei nonni, la papagna era la "moment act". Molto più potente.
Credo che questi antichi saperi non debbano perdersi. E' nostro dovere preservare la cultura dei nostri Padri.
Se vedete un bellissimo papavero rosa, non coglietelo e non distruggetelo. Aspettate che si secchi ed aiutate la Natura a diffondere i suoi semi, per far nascere nuove piantine.

Papagna in fiore

Capocchie di papagna





mercoledì 17 dicembre 2014

sabato 12 luglio 2014

Capperi e cucunci

Ieri pomeriggio internet non funzionava. Quindi non potevo lavorare. 
Invece di maledire il mio provider, ho pensato di prendermi una piccola pausa di relax e di andare in campagna. Negli ultimi tempi ho trascurato un po' questa mia passione, a causa dei tanti impegni. 
Ma oggi il  mio mondo mi ha chiamata.
L'ultima volta che avevo visto questa piantina di capperi era maggio. I ramoscelli secchi erano completamente invasi dalla mentuccia e stentavano a riconoscersi. Li ho ripuliti e tagliati, per farli rinvigorire.
Sono tornata lì ieri pomeriggio e, ad accogliermi, c'era un bel cespuglietto semisferico dal colore verde acceso, puntellato di fiori rosa. Che meraviglia!
Non avendo avuto il tempo per raccogliere i capperi, inconsapevolmente ho dato loro la possibilità di crescere, fiorire, e trasformarsi in frutti che, per chi non li conoscesse, sono simili a cetriolini, lunghi 5 - 7 cm. All'interno contengono i semini del cappero.
Ho subito pensato che, quando andai in vacanza in Sicilia, assaggiai queste delizie preparate sott'aceto.
Li chiamavano "cucunci".
Ho pensato che sarebbe carino lasciarne maturare una buona quantità e prepararli alla maniera siciliana.
Ho cercato un po' di ricette sul caro web, che nel frattempo ha ripreso a funzionare, e ho chiesto consigli agli amici del gruppo Facebook "Fra le SCRASCE". In poco tempo ho scoperto che anche in Salento c'è qualcuno che li prepara così. Che acquolina!
Allora, vado a prendere i barattolini di vetro e il sale. Non mi resta che cominciare!
  1. Metto i cucunci nel barattolo, alternandoli al sale grosso. 
  2. Ogni giorno scolo il liquido che si crea (attenzione, è amaro!). 
  3. Quando non si forma più il liquido, li metto in acqua e aceto (50% acqua + 50% aceto).
  4. Aspetto un mese.
  5. Li assaggio.
  6. Li faccio assaggiare a tutti!

Cespuglietto di cappero

giovedì 22 maggio 2014

#perilmondo

Sono stata nominata!
Dedico a tutti gli amici di www.trippando.it la poesia che, più di ogni altra, ispira i miei "vagabondaggi". #perilmondo amo la natura e mi perdo in essa.
Daffodils
I wandered lonely as a cloud
That floats on high o'er vales and hills,
When all at once I saw a crowd,
A host, of golden daffodils;
Beside the lake, beneath the trees,
Fluttering and dancing in the breeze.

Continuous as the stars that shine
And twinkle on the milky way,
They stretched in never-ending line
Along the margin of a bay:
Ten thousand saw I at a glance,
Tossing their heads in sprightly dance.

The waves beside them danced; but they
Out-did the sparkling waves in glee:
A poet could not but be gay,
In such a jocund company:
I gazed--and gazed--but little thought
What wealth the show to me had brought:

For oft, when on my couch I lie
In vacant or in pensive mood,
They flash upon that inward eye
Which is the bliss of solitude;
And then my heart with pleasure fills,
And dances with the daffodils. 
William Wordsworth

Bobbie Burgers daffodils

Per continuare, nomino @paroladicate di www.lenonnesalentine.it e @lucianalettere di www.madeforwalking.it .


giovedì 27 febbraio 2014

Lo chiamavano "Bocca di Lupo"

Passeggiando in campagna alla ricerca di asparagi, in questo periodo di fine inverno o di inizio primavera, dobbiamo camminare in punta di piedi.
L'obiettivo non è fare silenzio; ci pensa la terra ad attutire i nostri passi.
Dobbiamo solo fare attenzione a non calpestare le miriadi di fiori che incontriamo sul nostro cammino: calendule, asfodeli, camomille, gigli... La loro tenerezza riesce a conquistare anche i cuori più duri e riesce a rendere bella la nostra giornata più faticosa.
Mi ricordo che lo scorso autunno, quando mi recavo tutti i giorni in campagna per vedere se fossero spuntati i primi germogli di zafferano, sotto gli alberi d'olivo spuntavano altre piantine molto simili. Pian piano son cresciute, ed ora sono fiorite in tutta la loro bellezza.
Sono i gigli detti "bocca di lupo" o "bellavedova", piante tipiche dell'area mediterranea.
Crescono generalmente in luoghi incolti e assolati, quindi, data l'abbondanza di campagne incolte e assolate qui in Salento, immaginate quanto siano numerosi!
Sono molto belli, con i loro sepali vellutati, sfumati di nero, che agli antichi contadini facevano pensare alle vedove. Ecco perchè pensarono di chiamarli "Bellavedova".
Ma io vedo in loro solo tanta bellezza, e quel nero mi ispira solo tanta eleganza!

Bocca di Lupo o Bellavedova

mercoledì 12 febbraio 2014

Tratto dal documentario Poveri Noi

Navigando su internet mi sono imbttuta in queste video-interviste fatte qualche anno fa agli anziani di Sternatia. Il titolo è "Poveri noi!". Si parla di povertà, di emigrazione, di sacrifici fatti da intere generazioni. Ma si parla anche di ottimismo, di fiducia, di coraggio. Voglio condividere qui questo lavoro, per presentarlo a voi, lettori che passeggiate nel mio Giardino delle Calendule.